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Cancellazione debito Italia: Germania dice no/ Studio del Bundestag ‘avverte’ Draghi

Cancellazione debito Italia: Germania dice no/ Studio del Bundestag ‘avverte’ Draghi

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Cancellazione debito Italia: Germania dice no/ Studio del Bundestag ‘avverte’ Draghi

La “partita” sulla cancellazione del debito potrebbe essere durata il tempo di una lettera, quella di 100 economisti europei (50 francesi, 21 italiani e la presenza illustre di Piketty) stroncata subito dalla Presidente Bce Christine Lagarde: «Non si può fare, sarebbe una violazione del trattato europeo che vieta in modo categorico il finanziamento monetario degli Stati. Questa regola costituisce uno dei pilastri fondamentali dell’euro». Eppure uno studio riservato del Bundestag – pubblicato dal quotidiano Handelsblatt e citato da “Italia Oggi” in edicola – ha tenuto a ribadire un’ulteriore bocciatura dell’ipotesi debito cancellato, citando specificamente il caso italiano: quasi a voler mandare un “monito” al neo-Premier incaricato Mario Draghi, nemico-amico dello Stato tedesco negli anni alla guida della BCE.
«Lo studio si concentra soprattutto sul debito dell’Italia e sui pericoli che, per l’euro e per la stessa Germania, potrebbero derivare dalla sua cancellazione», sottolinea Tino Oldani su “Italia Oggi” mettendo in correlazione la “sparata” del Bundesbank contro il debito pubblico italiano assieme ad un altrettanto “avviso indiretto” alla situazione della Francia: 159,5 per cento il rapporto debito-pil dell’Italia, 117,8 della Francia, 70,1 la Germania. Insomma, con l’arrivo di Draghi ormai prossimo al Consiglio Ue in quota Italia, il parlamentato tedesco vuole mettere i “puntini sulle i” per stroncare sul nascere l’ipotesi avanzata dagli economisti europei, non distante dalle parole sibilline del novembre scorso del Presidente del Parlamento Europeo David Sassoli «cancellazione del debito? Ipotesi di lavoro interessante» (anche in quel caso venne smentito quasi immediatamente dalla n.1 della BCE).
LO STUDIO RISERVATO DEL BUNDESTAG
Per lo studio riservato del Bundestag la cancellazione del debito pubblico in ambito europeo porterebbe la BCE a contribuire a finanziare «il deficit pubblico di uno Stato membro, cosa vietata dal trattato Ue»; non solo, la mossa farebbe assai male con Paesi come l’Italia perché «si ridurrebbe la pressione sui governi per fare le riforme». Lo studio cita direttamente l’economista Lars Feld che ricalca la pericolosità di un intervento del genere specie sulle conseguenze non solo economiche ma anche politiche: «alimenterebbe il dibattito sui «tedeschi che stanno finanziando i pigri paesi del Sud Europa». La conclusione dello studio tedesco è ancora più dura e riprende la tesi di Lagarde contro le “mire” anti-debito di diversi economisti europei: «I titoli di Stato in euro potrebbero non essere più considerati sicuri dagli investitori. Di conseguenza i tassi d’interesse nell’eurozona potrebbero aumentare bruscamente, oppure potrebbero venire a mancare gli acquirenti. I paesi dell’eurozona rischierebbero la bancarotta, e l’euro come moneta unica sarebbe solo storia». Come giustamente nota Oldani, l’opposizione così strenua del Parlamento tedesco ricorda molto da vicino quella avanzata dalla Banca Centrale tedesca contro le politiche di Quantitative Easing dell’allora Presidente BCE Mario Draghi. In effetti, il manifesto degli economisti è giunto con pochissime ore di distanza dalla nomina di Draghi alla guida del Governo italiano, una “coincidenza” a cui il Parlamento tedesco evidentemente non crede.

© RIPRODUZIONE RISERVATA


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