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“Governo fissi riaperture: vale 50 mld”/ Pelanda: “date certe riattivano la crescita”
Le riaperture devono essere fissate e programmate al più presto, altrimenti la crescita del Paese già da questa estate rischia di rimanere non solo azzoppata ma del tutto inconsistente: lo spiega oggi su “La Verità” Carlo Pelanda, politologo e noto economista accademico. Mentre da Cts e Ministero della Salute ancora oggi si professa la cautela sul tema riaperture, il nodo economico resta quello definito da Mario Draghi nell’ultima conferenza stampa da Palazzo Chigi: «i veri ristori e sostegni sono le riaperture del Paese».“ARCURI INDAGATO: PECULATO SU MASCHERINE”/ Ad Invitalia vs ‘Verità’: “non mi risulta”
Per Pelanda questo è il “nodo” che non resta solo economico ma prima di tutto sociale, a 9 giorni dalle prime possibili riaperture (il 20 aprile, secondo quanto anticipato dal Ministro Gelmini): «Fissare il prima possibile una data per la riapertura dei liberi flussi di perso- ne, pur condizionati a certificati di vaccinazione o comunque di non contagiosità ha un enorme valore economico: permetterebbe prenotazioni e programmazioni da parte delle unità economiche che contribuiscono», spiega l’economista sul quotidiano diretto da Maurizio Belpietro. Il Governo con il Ministro Speranza ribadiscono che le riaperture saranno programmate al più presto – a spingere sono ora tutti i partiti, non solo la Lega – solo però «se i dati lo permetteranno»: questo, spiega Pelanda, può essere molto rischioso se ad esempio si attendono i risultati della campagna vaccinale.SCENARIO/ La via (molto stretta) di Draghi tra debito, crescita e lavoro
LE RIAPERTURE E LE TEMPISTICHE
Un conto è infatti ipotizza riaperture con dati “ex post” come vorrebbero Speranza e il Cts, un altro è quello di realizzare un programma “ex ante” che aiuti le imprese a far ripartire con gradualità le attività: «Con il secondo metodo si potrebbe già oggi definire una data mentre con il primo si dovrebbe aspettare maggio inoltrato o giugno per fissarla», sottolinea ancora Carlo Pelanda spiegando nel dettaglio quanta enorme differenza vi sia nei due metodi. Avere già oggi delle date per la ripresa – come avvenuto in Inghilterra ancora durante il lockdown – permette ad una albergatore di riattivare prenotazioni, forniture, investimenti per la stagione turistica in arrivo: «Avvertirebbe il personale in cassa integrazione che tra un mese e mezzo vi sarà il reingaggio. Potrà negoziare meglio con la banca l’estensione di una linea di credi- to. Così un bar, esercizi commerciali, organizzatori di spettacoli, trasporti e in generale tutte le attività interrotte».L’EUROPA ALLA DRAGHI/ Il nuovo “whatever it takes” contro gli errori di Ue e Ema
L’obiettivo sarebbe quello di accelerare l’effetto ripresa su Pil e consumi, mentre se si attendesse ancora per le riaperture il rischio sarebbe un rimbalzo minore rispetto ad altri concorrenti europei e internazionali che potrebbero farci concorrenza più furba e a basso costo: «la differenza tra l’usare il metodo probabilistico-previsivo ex ante e quello ex post basato sull’evidenza è di circa 2-3 punti di Pil», di fatto circa 50 miliardi secondo Pelanda. Passaporto vaccinale, numeri su ricoveri e contagi, vaccini in arrivo mai con dosi certe: sono tanti i motivi che stanno “frenando” al momento il Governo Draghi nel comunicare con certezza una road map delle riaperture, ma popolazione, imprese e ora anche partiti premono per fare più in fretta: «Va riconosciuta la complessità di armonizzare rischio medico ed economico, ma anche che il primo è calante e il secondo crescente. Pertanto è più razionale anticipare che aspettare, nonché creare il dato, via sforzo organizzativo, piuttosto che seguirlo», conclude l’economista su “La Verità”.
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