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I NUMERI DELLA RIPRESA/ Industria, già 13 settori sopra i livelli pre-Covid

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I NUMERI DELLA RIPRESA/ Industria, già 13 settori sopra i livelli pre-Covid

Durante l’estate il rallentamento delle vaccinazioni e la diffusione della variante delta del Covid-19 hanno determinato un incremento dei contagi e della pressione sulle strutture sanitarie, con una particolare accentuazione per gli Stati Uniti. L’incertezza sull’evoluzione della pandemia influisce sulla battuta d’arresto dell’indice del clima di fiducia delle imprese, che ad agosto, dopo otto mesi consecutivi di aumento, registra un calo di 1,7 punti percentuali, rimanendo comunque su livelli storicamente elevati.DISTRIBUZIONE/ Pedroni (Coop Italia): alert sull’aumento dei listini fino al 10%
La ripresa accelera, con il Pil dell’Italia che nel secondo trimestre del 2021 sale del 2,7% sul trimestre precedente, migliorando le attese e facendo meglio di Eurozona (+2,0%), Germania (+1,6%) e Francia (+1,1%). Sullo spunto congiunturale del PIL influisce la crescita delle Costruzioni (il valore aggiunto sale del 3,2% rispetto al trimestre precedente) e dei Servizi (+2,9%), trainata dal recupero dei settori del turismo, delle attività culturali e ricreative, maggiormente colpiti nella crisi da Covid-19.SPY FINANZA/ Dalla Bce un calcio al barattolo della crisi che fa male all’economia
Nonostante il recupero di primavera, il Pil italiano rimane al di sotto del 3,8% rispetto ai livelli pre-crisi del quarto trimestre del 2019, un ritardo più accentuato rispetto al -3% dell’Eurozona. Nel dettaglio, la spesa delle famiglie è del 6,4% inferiore ai livelli pre-Covid-19, mentre recuperano gli investimenti (+4,9%) grazie ai bassi tassi di interesse e al sostegno degli incentivi fiscali: gli investimenti in macchinari salgono dell’1,7% mentre quelli in costruzioni registrano una crescita del +12,8%, sostenuti da 5,3 miliardi di euro per il 2021 di credito di imposta per investimenti in beni strumentali, immateriali e software e da 3,9 miliardi di euro relativi agli interventi conclusi a fine agosto e ammessi a detrazione con il superbonus del 110%. Nel secondo trimestre del 2021 la produzione manifatturiera sale dell’1,2% rispetto al trimestre precedente e nei primi sei mesi del 2021 è dell’1,8% inferiore rispetto allo stesso periodo del 2019, anno precedente allo scoppio della pandemia. Si tratta di un recupero più accentuato rispetto alla manifattura di Germania, che rimane indietro del 6,3% rispetto ai volumi di attività pre-Covid-19, Francia (con -5,9%) e Spagna (-4,0%).Perrazzelli (Bankitalia)/ “Finanziamenti in aumento, attenzione a mondo criptovalute”
In tredici settori manifatturieri l’attività produttiva supera i livelli pre-crisi: legno con la produzione del primo semestre 2021 del 9,8% superiore allo stesso periodo del 2019; apparecchiature elettriche (+8,4%); computer ed elettronica (+7,9%), mobili (+7,6%), vetro, cemento, ceramica eccetera (+6,4%), gomma e plastica (+4,9%), altra manifattura (+4,3%), bevande (+3,1%), riparazione macchinari (+2,6%), metallurgia (+2,1%), alimentare (+1,1%), carta (+0,8%) e prodotti in metallo (+0,5%). Per l’alimentare e bevande si tratta della migliore performance dal 1990, inizio della serie storica. In ritardo l’auto (-8,1%) e soprattutto la moda (-24,9%).
Gli incentivi fiscali per l’acquisto di beni strumentali contribuiscono alla forte crescita dei giudizi sugli ordini interni di macchinari che, valutati in media trimestrale, a giugno 2021 raggiungono un livello che non si riscontrava da giugno 1995.
Recuperano le esportazioni, le quali nei primi sei mesi del 2021 superano del 4,1% il corrispondente livello del 2019, facendo meglio di Germania (+1,2%) e Francia (-7,0%). Maggiore ritardo nei servizi, con un più limitato numero di settori che presentano nel primo semestre del 2021 ricavi superiori a quelli dello stesso periodo del 2019: si tratta dei servizi postali e attività di corriere (+19,5%), produzione di software, servizi d’informazione e consulenza e altri servizi informatici (+10,9%), attività di ricerca, selezione, fornitura di personale (+8,7%), commercio all’ingrosso (+4,3%); segnano un recupero attorno al punto percentuale le attività legali e contabilità (+1,3%), i settori di pulizia e disinfestazione (+1,0%), magazzinaggio e attività di supporto ai trasporti (+0,9%).
Nonostante il marcato segnale positivo rilevato dai conti nazionali nel secondo trimestre di quest’anno, si amplia la caduta dei ricavi per le attività legate al turismo e alla mobilità delle persone, quali agenzie di viaggio (-85,3% rispetto al 2019), alloggio e ristorazione (-49,1%) e trasporto (-9,8%). Sul buon andamento per le imprese di spedizione e logistica influisce il boom dell’e-commerce, le cui vendite nel primo semestre del 2021 sono del 67,7% superiori a quelle pre-Covid-19.
Nel complesso dei settori in recupero – nei quali i livelli di attività sono superiori a quelli pre-crisi – è attivo 1 milione 522mila micro e piccole imprese con 4 milioni 230mila addetti, il 38,2% dell’occupazione delle Mpi italiane.
Sul fronte dei prezzi – qui una nostra recente analisi – l’inflazione continua ad accelerare, arrivando ad agosto 2021 al 2,1%, un livello che non si registrava da gennaio 2013 (quando fu +2,2%), sotto la spinta dei prezzi dei beni energetici (+19,8%). Premono i prezzi all’importazione dell’energia, che a giugno crescono del 50%, recuperando i livelli di inizio 2020.
La pressione sui costi delle materie prime non energetiche, che a giugno salgono del 39,1% su base annua, potrebbe indebolire la ripresa per la manifattura e l’edilizia: le attese sui prezzi delle imprese manifatturiere nell’estate 2021 sono su livelli mai raggiunti da maggio 1995 e per le imprese delle costruzioni registrano il valore più elevato da settembre 2004.
Sul mercato del lavoro, mentre gli occupati dipendenti hanno recuperato i livelli pre-crisi, gli effetti della pandemia si scaricano completamente sul lavoro indipendente – segmento non coperto dal sistema degli ammortizzatori sociali – che a luglio 2021 registra una perdita di 294mila occupati rispetto a febbraio 2020, pari al 5,6% in meno.
Nonostante le difficoltà del lavoro autonomo, le micro e piccole imprese rimangono protagoniste della domanda di lavoro. L’analisi dei dati del sistema Excelsior di Unioncamere-Anpal evidenzia che le entrate previste dalle imprese tra maggio e ottobre 2021 sono 2.490.080, di cui il 66,6% in micro e piccole imprese, una quota ampiamente superiore al peso del 50,5% dei dipendenti in carico nelle Mpi.
Con la crescita delle assunzioni, sale la difficoltà di reperimento: ad agosto 2021 il 39,8% delle entrate di operai specializzati e conduttori di impianti e macchine è di difficile reperimento, in salita rispetto al 36,3% di un anno prima. La robusta crescita dell’attività nelle costruzioni rende più critico il reperimento di manodopera specializzata nell’edilizia e nella manutenzione degli edifici (44,5%, oltre nove punti superiore al 35,3% di un anno prima).
Last but not least, i conti pubblici. L’autunno sarà dedicato alla predisposizione della manovra di bilancio e un alert proviene dalla crescita del debito pubblico, che a giugno 2021 sale a 2.696 miliardi di euro, con un aumento di 249 miliardi di euro nei 16 mesi della pandemia, pari al 10,2% in più.

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