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Reddito di cittadinanza a rischio?/ Cosa succede al sussidio se cade il governo
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Cosa succede al Reddito di cittadinanza se cade il governo? Il provvedimento tanto voluto da Movimento 5 Stelle e Luigi Di Maio è a rischio con l’apertura della crisi di governo. Nelle ultime ore non si parla d’altro che delle elezioni anticipate. Le strade di M5s e Lega dunque si dividono, con evidenti ripercussioni sull’agenda dei lavori fissati in Parlamento. E dunque ci sono importanti misure a rischio, a partire dal Reddito di cittadinanza. I motivi per i quali questo provvedimento resta oggi in bilico, salvo intese, sono molto semplici. La Lega non ha mai nascosto di avere perplessità. Gli importi corrisposti sono stati giudicati inadeguati da alcune famiglie e molte imprese hanno denunciato di aver trovato difficoltà nel reperimento di lavoratori stagionali proprio a causa del Reddito di cittadinanza. E poi ci sono le parole del 7 agosto di Matteo Salvini, durante un comizio a Sabaudia, dove ha sottolineato di non vedere di buon occhio questa misura. «Non si possono garantire reddito di cittadinanza a tutti e salario minimo, prima bisogna dare lavoro, creare ricchezza».
REDDITO DI CITTADINANZA A RISCHIO? COSA SUCCEDE SE CADE GOVERNO
Il Reddito di cittadinanza potrebbe essere una delle prime misure ad essere riviste in caso di elezioni anticipate e vittoria della Lega. Se ottenesse la maggioranza in Parlamento, Salvini potrebbe mettere la parola fine al provvedimento del Movimento 5 Stelle. Quindi questo sussidio potrebbe decadere. Sul destino della misura si stanno interrogando soprattutto i titolari della Carta Rdc. Il Reddito di cittadinanza è una misura strutturale, infatti non è stata fissata la data di termine, ma ci sono due strade che potrebbero portare alla sua sparizione. Una legge che lo abroghi o un referendum popolare abrogativo. Allo stat attuale è ancora presto per pensare di dire addio al Reddito di cittadinanza, ma è qualcosa a cui potrebbe lavorare il nuovo governo. Il salario minimo, invece, sembra destinato a restare fermo alla Commissione Lavoro. Il disegno di legge è stato presentato a luglio su insistenza del Movimento 5 Stelle, ma le parti sociali, la Lega e le opposizioni restano scettiche. Quindi è molto probabile che resti fermo sulla carta.
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