NOTIZIE FINANZIARIE
RIPRESA?/ La nuova spinta che può arrivare dalla riforma fiscale
Istat ha diffuso la stima sul fatturato dell’industria italiana: un dato positivo, decisamente positivo, inaspettatamente positivo. Come si legge nel Commento, al netto dei fattori stagionali, «torna ad aumentare, dopo il lieve arretramento del mese precedente».
Un incremento, quello rilevato a giugno, molto significativo soprattutto sulla componente del mercato estero: «la crescita congiunturale è stata favorita da una particolare vivacità delle vendite sui mercati internazionali: il fatturato industriale destagionalizzato relativo alla componente estera ha segnato un massimo storico, salendo ai livelli più elevati dall’inizio della serie storica (gennaio 2000)». Un nuovo record per un ramo importante dell’economia italiana: chi avrebbe mai scommesso di leggere tutto questo? In Italia, in capo a noi italiani, vedere un tale elemento distintivo appare (e appariva) utopico. Invece è realtà. Delocalizzazioni, Giorgetti boccia la bozza Orlando/ “No misure punitive per aziende”
Complessivamente l’aumento congiunturale è pari al 3,1% e specificatamente così ripartito: +2,1% (quota interna) e +4,7% (estero).
L’entità che più deve far riflettere è quella riconducibile al fatturato totale che registra una emblematica crescita a doppia cifra: in termini tendenziali si attesta a un 28,4% (+30,2% sul mercato estero e +27,5% sul mercato interno). Anche in questo caso, leggere una variazione percentuale a doppia cifra riferita alla nostra penisola assume tratti di “impensabile” portata e, non è un azzardo, affermare come potrebbe stupire chi ci osserva. Ma, tutto questo, è semplice e sana realtà dei numeri, dei fatti. I fatti di casa nostra. BONOMI AL MEETING/ Dal green pass alla scuola, la via della ripresa è il confronto
Soffermando l’attenzione ai singoli indici (corretti per gli effetti di calendario riferiti ai raggruppamenti principali di industrie), si possono riscontrare incrementi tendenziali per tutti i settori: +54,3% l’energia, +35,4% i beni intermedi, +31% i beni strumentali e +14,1% i beni di consumo (+26,4% i beni non durevoli e +11,6 quelli durevoli).
Complessivamente, il dato sul fatturato dell’industria conferma lo stato di ritrovato benessere del Bel Paese. Non si tratta di una novità, anzi, deve essere visto come la naturale prosecuzione di un rilancio che sta caratterizzando l’attuale presente e il prossimo futuro italiano. Con settembre, infatti, sono attese importanti azioni da parte dell’esecutivo e la riforma fiscale sarà quella che catalizzerà l’immediato destino dell’Italia. SCENARIO/ La talpa della decrescita felice scava sotto palazzo Chigi
L’insieme dei dati economici finora conseguiti rappresenta un chiaro segno di discontinuità con il passato e, attraverso i flussi futuri riconducibili al Pnrr, non si può escludere un’ulteriore crescita che potrà contraddistinguere positivamente le sorti all’interno dei confini nazionali. Potremmo assistere a un nuovo e importante ciclo economico trainato dall’ingresso di capitali stranieri? Le aspettative sono molte e tutto dipenderà da come il Governo saprà rendere attrattiva la penisola italica agli occhi esterni. La riforma fiscale, lo ripetiamo, rappresenterà il primo passo di una maturità che si basa sul cambiamento. Sono troppi gli anni dove il “bisogno di riformare il Paese” è stato un mero esercizio di dialettica e retorica politica. Sono troppi gli anni dove si sono sbandierate riforme (o presunte tali) a impatto zero sui conti dello Stato. Sono troppi gli anni dove l’italiano, gli italiani, hanno sopravvissuto (e non vissuto) il quotidiano senza rendersi conto di questo status. Ora, prudenza a parte, il cambiamento è giunto e difficilmente potrà mutare nel medio termine. Non conviene a nessuno: soprattutto alla politica.
Nelle prossime settimane potremmo assistere a una delle più importanti e necessarie riforme che l’Italia attendeva da molti anni: il premier Draghi e il suo Governo hanno finalmente gettato le basi per un ben auspicato rinascimento italiano. Tanta è stata l’attesa e tanti saranno i significativi cambiamenti. Il testimone, ora, è nella mani dei cittadini: saranno pronti a tutto questo? Dipende unicamente da noi poiché l’alibi della politica è solo un ricordo.
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