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SPY FINANZA/ Il piano europeo per “bruciare” Salvini e il ritorno alle urne

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SPY FINANZA/ Il piano europeo per “bruciare” Salvini e il ritorno alle urne

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Mi sbaglierò sicuramente ma dubito che andrete a votare in autunno. E anche in inverno. E persino la prossima primavera. In compenso, sono quasi certo che sia meglio che tutti noi ci si prepari all’aumento dell’Iva, perché questa è la precondizione base dell’accordo raggiunto in sede europea per evitare la procedura d’infrazione e il declassamento di Fitch (la quale è franco-americana, meglio ricordarselo), ottenendo in prima istanza il via libera a un presidente di Commissione che fosse in continuità con il duopolio Ppe-Pse. O, comunque, diametralmente opposto a un profilo sovranista. Con l’ok dei M5S, guarda caso. E sapete qual è la cosa più divertente, per chi ha smesso di credere a quell’enorme pantomima che è la cosiddetta democrazia rappresentativa, come ha fatto da tempo il sottoscritto? Che quell’aumento dell’imposta sul valore aggiunto, quella patrimoniale de facto e indiscriminata che è ontologicamente rappresentata da ogni intervento sulla tassazione indiretta, non sarà colpa di nessuno. Perché ognuno scaricherà la responsabilità sull’altro: la Lega sui 5 Stelle, questi ultimi sui primi, il Pd su tutti e due e ciò che resta di Forza Italia – prima che il processo di decomposizione sia ultimato – blatererà le stesse ovvietà di sempre, silenziando le poche voci sensate al suo interno. E, come è noto, quando la colpa è di tutti, di fatto non è di nessuno. Come i figli di N.N. nei tempi di guerra.

In compenso, la credulità popolare, al limite ormai della circonvenzione di massa, verrà blandita e coccolata da quella pericolosa cortina fumogena che è il taglio dei parlamentari, nulla più che l’atto finale del suicidio politico di questo Paese, dopo la fine del finanziamento pubblico dei partiti. Perché al di là dell’inutilità palese di un risparmio di 500 milioni di euro all’anno, a fronte di qualche centinaia di miliardi di debito pubblico sempre crescente e mangiatoie clientelari tipo la Ars siciliana, attenzione a cosa porterà con sé questa mossa apparentemente solo votata alla propaganda più populista: senza finanziamento pubblico e con meno parlamentari, andiamo incontro a una deriva privatistica della politica. Quella che è stata per anni e anni imputata come peccato originale proprio a Forza Italia e che ora, invece, è ritenuta una manna dal cielo e un atto di giustizia, visto che fa risparmiare addirittura 500 milioni all’anno ai cittadini italiani!

Devo ricordarvi quanto paghiamo al giorno solo di interessi sul debito? E chi sta spingendo come un matto sull’acceleratore per arrivare a questo epilogo, di fatto? Il Movimento 5 Stelle, cioè l’emanazione pubblica di un soggetto privato come la Casaleggio Associati, attiva in un settore strategico come i big data e la comunicazione ai massimi livelli tech e di interazione. Vi sentite tranquilli? È questo il genere di democrazia cui aspirate, un Parlamento privato in cui operano delegati di soggetti privati, stile Orwell? Allora gioite del taglio dei parlamentari, perché siete sulla strada giusta.

Quanto sta accadendo non è frutto dell’impazzimento del ministro Salvini, è soltanto la logica conseguenza di un patto non scritto in sede europea. Patto che ora va onorato e che, se vogliamo dirla tutta, ha visto l’atto fondativo della crisi in atto compiersi in realtà il 3 agosto scorso, quando Ursula Von der Leyen si è recata a Roma per incontrare Giuseppe Conte a palazzo Chigi. Non a caso, Matteo Salvini ha evocato per la prima volta la messa a rischio della tenuta del Governo in maniera esplicita proprio il giorno dopo, durante un comizio la sera del 4 agosto, quando ammoniva i 5 Stelle dal votare in aula contro la Tav, sgambetto poi avvenuto. Altro che capriccio irresponsabile del leader leghista, in preda a delirio da sondaggi e ai troppi cocktail in spiaggia: il piano era pronto da tempo, serviva il casus belli per renderlo accettabile dalla gente.

Direte voi, il web esplode di rabbia, come accettabile? Signori, il web deve esplodere di rabbia, altrimenti quella stessa rabbia defluirebbe nelle strade. E sarebbe un problema vero. Così, invece, una bella guerra a colpi di tweet e post e tutto finirà lì, fatta salva qualche rara contestazione ma mirata. Avete notato come siano stati bersagliati da contestazioni i comizi del ministro dell’Interno, da qualche giorno a questa parte? E poi fra poco ricomincia il campionato di calcio, il metadone collettivo.

Il ministro Salvini ha voluto giocare troppo con i fiammiferi, ammettiamolo. E si è bruciato. La riprova? L’intervista di pochi giorni fa al Corriere della Sera del presidente di Confindustria Russia sul caso Metropol. Il sunto: far capire che il ministro Salvini era a conoscenza di quanto stava accadendo. E, soprattutto, inviare un segnale chiaro, tutt’altro che in codice, quando l’intervistato dichiara al quotidiano di via Solferino che di audio imbarazzanti ce ne sarebbero altri. Pronti a uscire. Et voilà, guarda caso Matteo Renzi, uno che fino a due giorni fa vedeva i grillini come Superman osserva la kriptonite, di colpo scopre il lato buono dei 5 Stelle e si premura di salvare i conti del Paese, aprendo a un Governo del presidente anche con Di Maio e soci, pur di evitare le urne e uccidere nella culla la leadership di Zingaretti.

Direte voi, in questo modo la Lega andrà al 60% nei sondaggi? Beh, in quel caso, magari, gli audio preannunciati a mezzo stampa sul Corriere, potrebbero saltare fuori. E magari, il Governo che nascerà potrà contare su due armi straordinarie. Primo, annullare di colpo l’effetto europee che avevano tramutato la Lega nell’azionista di maggioranza del Governo, visto che mandandola all’opposizione del nuovo esecutivo di garanzia e pre-elettorale, non vivrà più di rendita sulla percezione percentuale di consensi al 33%, bensì del suo 17% reale di seggi parlamentari. Ovvero, sarà una forza di opposizione. Fortissima, la più forte di tutte. Ma niente più. Secondo, l’estate oramai volge al termine e, si sa, con l’arrivo dell’autunno, gli sbarchi di migranti calano fisiologicamente a causa delle condizioni del mare e del meteo. Inoltre, nel pacchetto sancito in sede europea, c’è anche una maggiore disposizione alla collaborazione fra Stati, in caso di necessità. Come dire, una volta sloggiato il ministro Salvini dal Viminale – cosa che potrebbe accadere anche strategicamente motu proprio, prima di una sfiducia parlamentare – magicamente l’Europa potrebbe scoprirsi tremendamente solidale in tema di redistribuzione e accoglienza, distruggendo del tutto il totem salviniano dei “porti chiusi” come esigenza esiziale.

Come dire, c’è vita e sicurezza anche dopo e oltre il ministro Salvini. Come fu dopo Minniti, d’altronde. Metti poi che, stante la drammatizzazione continua del conflitto libico, la stessa Ue decida altrettanto magicamente di dar vita a un’opzione di stampo turco per pacificare la situazione fra Tripoli e Tobruk, ovvero annegare di soldi e aiuti il Paese, ecco che gli sbarchi cesserebbero del tutto. Così come i reality show delle Ong.

Insomma, un mega-inciucio in elaborazione da tempo e ai massimi livelli istituzionali, italiani e Ue. E con la complicità fondamentale dei 5 Stelle, soggetto eterodiretto e nato dal nulla come i “gilet gialli”. E che proprio come i ribelli d’Oltralpe è stato il miglior alleato dello status quo per tornare in sella, oltretutto con la nomea di cavaliere bianco che salva i conti pubblici del Paese e taglia pure i parlamentari. Ma non basta. Perché costringendo, come sta accadendo, il ministro Salvini al ritorno alla formula del vecchio centrodestra, ecco che anche la battaglia di bandiera sulle autonomie regionali rischia di terminare nel cassetto o morire annacquata, stante la presenza ingombrante nel patto di Fratelli d’Italia. E già dal Veneto di Luca Zaia si odono giungere critiche e mugugni contro il padre padrone di via Bellerio. La Lombardia, temo, non tarderà ad accodarsi.

Non c’è che dire, un piano meravigliosamente concepito. E, finora, eseguito alla perfezione, almeno stando al livello di percezione dello stesso che l’opinione pubblica italiana sta fornendo attraverso le sue reazioni pavlovian-isteriche.

(1- continua)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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